Branca

Il paese si trova lungo la strada provinciale che conduce da Gubbio a Fossato di Vico, ha una superficie di 85 km² e dista 15,6 km dal comune di appartenenza e 6 km dalla stazione ferroviaria di Fossato di Vico (crocevia ferroviario lungo la direttrice Roma-Ancona). In questa frazione si trova l’ospedale dei comuni di Gubbio e Gualdo Tadino.

Coordinate43°16′20″N 12°40′49″ECoordinate: 43°16′20″N 12°40′49″E
Altitudine385 m s.l.m.
Abitanti843
fonte wikipedia

CHIESA MADONNA DEL GRANELLO

La chiesa, situata alle pendici del colle sulla cui sommità sorge il castello di Branca, fu nella cura della chiesa di San Silvestro posta a pochissima distanza.
Non conosciamo la data della costruzione della chiesa della Madonna del Granello, tuttavia, due notizie certe ci aiutano a datarla con una certa precisione.
La prima è che nella carta topografica del Giorgi (1574) la chiesa non viene riportata e poiché tale mappa è assai particolareggiata e precisa, è da ritenete che a quella data non era costruita; la seconda è che nel 1595 il conte Nolfo della Branca lascia scritto nel suo testamento che il suo corpo dovrà estere sepolto nella chiesa di S. Maria del Granello.
Verso la fine del 500, dunque, la chiesa era costruita o si stava costruendo.
E’ documentato che dal 1613 al 1623 vi vengono celebrati alcuni matrimoni.
Nella Visita Pastorale del 1635 viene decritta con un solo altare e nelle forme interne ed esterne più o meno come la vediamo ora, con la differenza che a quel tempo non esisteva ancora il campanile ed i fedeli venivano chiamati a raccolta con una piccola campanella portatile.
Verso la fine del ‘600 la chiesa, per le continue infiltrazioni di acqua piovana, aveva bisogno di essere riparata.
Furono fatti sicuramente dei lavori, poiché nel 1701 si dice che la chiesa è ben tenuta; ma, già nel 1709 la stessa “ha bisogno di riattazione”.
Nel 1717 si dice che minaccia di crollare e questa volta, non si fece nulla per ripararla o si fece poco, dal momento che successivamente la chiesa risulta costruita “de novo” e ridotta nelle dimensioni appropriate.
A metà circa del ‘700, purtroppo, la chiesa è di nuovo danneggiata in seguito alle scosse di un violento terremoto.
Tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800 vengono fatti diversi lavori, soprattutto, all’interno della chiesa.
II 20 aprile 1786 viene fatto un nuovo portone, lo stesso giorno dieci anni dopo, viene trasportato l’ornato che era in S. Maria Nuova di Gubbio e collocato all’altare dello Madonna.
Nello stesso anno viene fatto il campanile e a giugno del 1803 viene fatto un confessionale, il pulpito e la balaustra.
Nelle visite successive è in buono stato fino al 1916, dopodiché intorno agli anni 50 è stata oggetto di lavori di consolidamento che necessitarono la chiusura.
Fu riaperta al culto il 19 agosto 1956 alla presenza del Vescovo Mons. Beniamino Ubaldi e nel 1994 è stata restaurata l’immagine della Madonna.
La chiesa è stata di nuovo chiusa in seguito al terremoto del 1997 e riaperta nel 2011.
 

Aspetto

La chiesa della Madonna del Granello è ad unica navata con abside a catino (privo di volta) e presbiterio sopraelevato.
La costruzione del muro di spinta tra aula o catino sembrerebbe funzionale alla posa dell’affresco quattrocentesco incorniciato in stucco rappresentante la Madonna con Bambino.
Il vecchio abside che assume la funzione di sagrestia, è coperto da travi lignee, disposte a raggiera, travetti e mezzanelle in cotto.
La navata è coperta da tre capriate lignee, arcarecci e mezzanelle, impostate sulle murature longitudinali ed oggi riposte a faccia vista.
Sulle murature esterne (in arenaria non squadrata se non nei cantoni della facciata principale), sono presenti malte a base di calce attribuibili ad almeno tre epoche diverse, oltre a costruzioni in cemento.
La facciata presenta, oltre al portale ed al finestrone anche due finestre laterali ora architravate e di cui si hanno notizie, come si è visto, nel 600.
Sopra la chiesa, vi è il campanile a vela in mattoni con una sola campana.
 

L’affresco della Madonna

L’affresco della Madonna con Bambino compare già nella Visita Pastorale del 1635 dove viene descritta “coperta in parte da un padiglioncino di ciambellotto rosso ma assai scolorito”.
Questo ciambellotto costituito da una tela di pelo di capra o di cammello, serviva a coprire, in qualche modo, ciò che era andato perduto del dipinto.
E anche nei secoli seguenti, vari ornamenti saranno posti intorno all’immagine della Madonna.
Nel 1796 vi fu posto l’ornato che ora stato prelevato dalla chiesa di S. Maria Nuova e una tendina con girelle e cordicelle.
Ugualmente, furono fatte ripulire le corone d’argento della Madonna e del Bambino e rifatte alcune stancate d’argento.
Nel 1826 il dipinto fu restaurato dall’eugubino Alessandro Alessandrini, il quale ricoperse l’immagine della Madonna con un finto tendaggio.
La grande devozione che i fedeli avevano, li portava ad appendere ex voto non solo sulle pareti della chiesa, ma anche intorno all’immagine della Madonna, per cui ai primi del ‘900 il vescovo stabili di toglierli.
Nulla di particolarmente rilevante è stato fatto, fino ai primi anni quaranta quando, nuovamente, il dipinto fu ricoperto da una tendina che veniva aperta durante le sacre funzioni, ma negli anni cinquanta venne tolta.
Il prof. Enzo Storelli afferma che con molta probabilità la sacra immagine era legata in origine ad un’edicola o una cappellina di campagna.
Non esistono notizie storiche che possano attribuire ad un periodo storico la sua realizzazione, tantomeno all’autore; attraverso un’analisi dei dettagli e della forma, si suppone comunque che la sua realizzazione sia avvenuta nell’ultimo quarto del 300 e il suo autore possa essere un artista di notevole capacità e levatura, legato alla cerchia e alla corrente di Guido Palmerucci (1280 ? -1345), capo-scuola, insieme al Mello, della pittura eugubina del Trecento.
Per la datazione dell’opera aiuta un graffito alla base dello stesso fatto da un certo “Falcelli de Colmollaro” datato 1486 e farebbe pensare che l’affresco si trovava ancora, a quella data nell’originale allocazione, infatti è impensabile che qualcuno si sia arrampicato sull’altare per fare l’incisione, visto come è collocato nella chiesa.
Il distacco potrebbe essere avvenuto tra la fine del 500 e l’inizio del 600.
La figura dell’Eterno benedicente fra angeli posto al disopra della Madonna è un’aggiunta eseguita intorno al 700.
Alcuni anziani del posto affermano (erroneamente) che l’affresco provenga dalla vecchia chiesa di San Michele sita nel castello di Colmollaro.
 

Fonti Documentative

B. Cattaneo e F. Cece – Branca la parrocchia – 2015

CASTELLO DI BRANCA

Si suppone che forse Teuzenda Randi fu la prima proprietaria, 1147, del castello di Branca.
Attraverso acquisti o cessioni in enfiteusi, il Comune di Gubbio nel 1275 ne ottiene la sovranità totale.
Nel 1378 si ribella al vescovo di Gubbio, nel 1390 subisce un attacco e viene parzialmente distrutto.
Nei 1391 fu restaurato e rinforzato.
Corradutius dompni Corradi de la Branca ottiene, nel 1406, da Guidantonio da Montefeltro la “custodia” del castello di Baccaresca.
Questo feudo rimase ai signori della Branca per quasi tutto il XVIII secolo, per quanto, dai documenti presi in esame, i Gabrielli, nel 1378 ne erano proprietari almeno di una parte.
Verso la seconda metà del 700, mentre questa nobile famiglia della Branca andava estinguendosi, la contessa Francesca della Branca sposò il marchese Carlo Mosca, membro di una antica e nobile famiglia bergamasca legata per vincoli di parentela a ricchissime e nobili famiglie lombarde e persino a papa Clemente XI.
Il 28 maggio 1757 il marchese Carlo Mosca fu aggregato al patriziato eugubino, e nel 1760 fu anche Gonfaloniere di Gubbio.
Ereditò per parte dalla moglie il castello di Branca.
Da questo matrimonio nacque Francesco che sposò la principessa Imperiali.
I discendenti si imparentarono per linea femminile o maschile con il fior fiore della nobiltà umbra e nazionale: Boschi di Bologna, Anguissola Comneno, conte Sassatelli, principe Chiaramonte, Toschi di Modena il quale, trasferitosi a Gubbio sposò la contessa Vittoria Mosca da cui ebbe un figlio, Benedetto, nato a Gubbio nel 1858.
Verso la fine dell’800, una parte del castello fu ceduta dal marchese Mosca ai signori De Pretis, ed oggi ne è proprietario il Dott. Giovanni.
La rimanente, nel 1916, fu ceduta dal marchese Rosselli del Turco di Firenze agli stessi signori De Pretis, ed oggi ne é proprietario il Dr. Alessandro.
Il castello della Branca, posto sulla sommità di un colle, a 500 metri, domina una vasta zona di orizzonte.
Le costruzioni addossate ai vecchi palazzi fortificati, creano ancora una tipica atmosfera di borghetto medioevale.
 
La Chiesa di Sant’Andrea

Era la chiesa castellare del fortilizio di Branca.
Una prima testimonianza dell’esistenza della chiesa è contenuta in un documento del 1295 dove si attesta che Don Bartolo è rettore della Chiesa di S. Andrea.
Nel 1397 le chiese di San Silvestro e di San Andrea sono elencate insieme, sotto un unica voce, come dipendenti del monastero di Santa Maria d’Alfiolo e pagano XV libbre di denari ravennati di tassa ecclesiastica.
In documenti del ‘300 e del ‘400 abbiamo diverse notizie riguardanti l’esistenza di questa chiesa che paga la decima al monastero d’Alfiolo.
Nelle Visite Pastorali del vescovo Mariano Savelli (1561-1595) viene fatta una accurata descrizione delle suppellettili della chiesa che erano bisognose di riparazione e in quelle successiva fatta all’inizio del ‘600, appare un lungo elenco di ciò che si deve riparare.
La chiesa di S. Andrea contigua al castello della Branca viene così descritta: “…posta in monte…lunghezza di detta chiesa passi n. 25 larga 9 alta piedi 15. Il pavimento è di mattoni con doi scalini verso l’altare maggiore, ha in più parti bisogno d’accomidamento”.
Con i suoi 25 passi di lunghezza e 9 di larghezza, la chiesa di S. Andrea è la più grande un quante conosciamo in quel periodo a Branca.
Nel 1692 quando il vescovo visitò la chiesa la trovò quasi caduta, nuda e spogliata delle suppellettili necessarie e addirittura indecente, per questo sospese questa chiesa, proibendo per l’avvenire di celebrarci la messa.
Ordinò “di riattarla, di riparla, provvederla delle necessarie suppellettili nel termine di 6 mesi sotto pene a suo arbitrio” (Inutilmente).
Nella V. P. del 1696, avendo ancora una volta avendo trovato gli altari indecenti, le pareti scalcinate, il vescovo ingiunse questi decreti per i conti Ottaviano, Andrea, Rinaldo della Branca allora proprietari.
Nel tempo di 4 mesi “sub poena indignationis omnipotentis Dei” sappiano gli stessi conti che se nel detto tempo non provvederanno, dovranno rendere conto in vita e in morte a Dio onnipotente”.
Il duro decreto, finalmente, non passò inosservato.
Nella V. P. del 1701, infatti, si dice che il conte Ottaviano fa riattare e intonacare la chiesa di S. Andrea.
Nel 1722 sono i figli del conte Ottaviano che iniziano a ricostruire la sagrestia.
A metà del ‘700, il vescovo non fa decreti, perché tutto nella chiesa è stato sistemato.
Ma la stessa, ritornò in uno stato pietoso a metà dell’800.
Una descrizione del 1916 ci fa comprendere che era stata restaurata e resa più piccola.
La chiesa è rettangolare, lunga 10 metri e larga 6 con travatura a tetto”.
Anche così ridimensionata e descritta in buono stato, in pochissimi anni si ritrova in pessime condizioni.
Nel 1931 il vescovo ordina al parroco di Branca di interessare i signori Depretis affinché riparino la chiesa di S. Andrea altrimenti sarebbe stata interdetta.
Dopo tale decreto, stando ai ricordi di alcuni anziani, si continuò ancora per diversi anni a celebrare la messa nel giorno della festa di S. Andrea, il 30 di novembre, dopodiché andò definitivamente in rovina.
Al suo posto la famiglia De Pretis fece edificare un’edicola i cui lavori sono iniziati nel 2007 ed è ciò che resta della prima parrocchia e prima chiesa che sia sorta in onore di S. Andrea a Branca Alta.
 

Fonti documentative

B. Cattaneo e F. Cece – Branca la Parrocchia – 2015
P. L. Menichetti – Castelli, Palazzi Fortificati, Fortilizi, Torri di Gubbio dal secolo XI al XIV – 1979